Stiamo aspettando il nuovo parroco e arrivi tu, don Giuseppe.
Capiamo subito quali saranno i pilastri del nuovo pastore: far crescere la comunità con la celebrazione ben fatta dell’Eucaristia e l’ascolto della Parola di Dio, l’invito alla Confessione frequente, la proposta degli esercizi spirituali, l’attenzione concreta alle singole persone per aiutarle in un personale cammino di fede e di carità.
Pochi giorni dopo il tuo arrivo ci proponi di aggregarci a una parrocchia modenese per gli esercizi spirituali a Gaiato con te predicatore. Presi alla sprovvista, partecipiamo solo in otto fioranesi; nei due anni successivi saremo più di quaranta-cinquanta ad ascoltare le tue meditazioni.
Perché ascoltarti è un piacere e il tempo non passa; nonostante l’orologio avanzi sempre un bel po’. Come durante le tue omelie domenicali; la gente è lì in quel momento e devi approfittarne per parlare della Misericordia del Padre, della necessità di invocare lo Spirito, dell’amore per le persone che il Figlio ci ha mostrato. Così le tue omelie non sono mai banali: tanti punti (spesso con sottopunti) e tanto lunghe. Così ci dobbiamo abituare ad accogliere anche molti fratelli di altre parrocchie; e a raddoppiare i banchi in chiesa parrocchiale.
Uno dei tuoi cavalli di battaglia è la necessità di mantenere in noi la vita trinitaria accostandoci spesso al sacramento della Confessione. Quello di confessare è un tuo carisma speciale e cominciamo a vederti in santuario, sotto al grande crocifisso, seduto a un tavolino a cui si accostano spessissimo tuoi figli spirituali per ottenere il perdono di Dio e i tuoi consigli.
E poi la missionarietà: bisogna annunciare il Vangelo incontrando le persone. Recuperi l’idea della “missione al popolo” e ci mettiamo a organizzarla: dividiamo il territorio in varie zone e ogni anno ne scegliamo una in cui “far piovere con abbondanza la Parola di Dio”. Le famiglie devono essere visitate da coppie di evangelizzatori e una trentina di parrocchiani si rendono disponibili per questo servizio; scoprono solo poco prima dell’inizio della missione di essere dei Paolo, ognuno dei quali deve trovarsi il proprio Timoteo. Ovvero, come raddoppiare i missionari a costo zero!
Hai una grande capacità di “intortare”; a volte un po’ eccessiva e te lo facciamo notare; sai ascoltare.
Sono gli anni di preparazione al grande Giubileo del Duemila e il Giubileo è un po’ il tuo filo conduttore: “Duc in altum”, prendete il largo, datevi obiettivi grandi, puntate alla santità.
I pellegrinaggi sono uno dei tuoi strumenti di formazione, specialmente quelli in Terra Santa o al Sinai o in Turchia. Là i locali ti vengono incontro e ti chiamano per nome; noi viviamo sette giorni di esercizi spirituali massacranti e stupendi. Ce li fai rivivere ogni volta che in omelia ne hai l’occasione.
Fai anche l’impresario edile. Arrivi pochi mesi prima che il Santuario, come ogni anno, chiuda per l’inverno per poi riaprire a maggio, mese della Madonna. Per te è impensabile: decidi di installare il riscaldamento a pavimento e da allora il Santuario è sempre aperto.
L’altra opera muraria che vuoi lasciarci è il centro parrocchiale. Hai un sogno, hai alcuni modelli scovati in parrocchie di altre diocesi, hai qualche amico facoltoso che ci mette un po’ di soldini e, in poco tempo, un gruppo di vecchi edifici viene trasformato in salone per conferenze e per pranzi, in aule per catechismo e in altri utili locali.
Sei in gamba, don. Ma lo sa bene anche il vescovo Quadri che ti ha avuto come vicario generale per dieci anni e che ti segnala a Roma.
La notizia della tua nomina a vescovo di Ravenna-Cervia ci lascia un po’ storditi; contenti e tristi nello stesso tempo. Ci regala però un paio di mesi un po’ magici: abbiamo un parroco vescovo e siamo in fermento, prima per la tua ordinazione e poi per salutarti degnamente prima della tua partenza, in una festa che ricorderemo a lungo.
Ora ti salutiamo, don, con le parole che scrivemmo sullo striscione che portammo al tuo ingresso a Ravenna: “Peppone, credi che ti dimenticheremo? Me nona!”
Arrivederci in Paradiso, don!
Noi ti sentiremo eternamente vivo! Tu non dimenticarti di noi …
Mario e Betty